L’ECOMUSEO DELL’ARGENTARIO
Un parco minerario alle porte della città di Trento. Ecco come si potrebbe introdurre l'idea dell'EcoMuseo dell'Argentario. Un filo conduttore che attraversa i sentieri ed i boschi del Monte Calisio portando il fruitore curioso attraverso un itinerario fatto di storia, di geologia, di geografia, di segni lasciati dall'uomo sul territorio in un passato nemmeno troppo lontano per mezzo ditabelle esplicative disseminate qua e là.. I sentieri sono tematici ma si intrecciano con i sentieri escursionistici della Sat e con le molte (troppe?) stradine che testimoniano la forte antropizzazione del territorio. Ecco le linee tematiche che conducono attraverso i boschi ed i secoli: Le antiche miniere d'argento - La pietra di Trento - Il porfido, la pietra del fuoco – Le calcare – Il Calisio, anello di Trento “città fortezza” - L'ambiente e i biotopi, gocce di natura – I segni della storia antica - I monumenti, simbolo della comunità – I sentieri, percorsi per scoprire la montagna – Il castagneto. Il territorio che definisce i confini dell’Ecomuseo dell’Argentario è compreso tra i Comuni di Civezzano, Trento (relativamente alle Circoscrizioni Meano e Argentario), Fornace e Albiano. L’Ecomuseo racchiude al suo interno un territorio fortemente antropizzato, largamente modificato dall’attività dell’uomo sin da tempi antichissimi. La particolare conformazione geologica del Calisio ha condotto sulle proprie pendici sin da tempi antichissimi schiere di minatori e cavatori che hanno dato vita ad una epopea mineraria lunga mille anni. L’estrazione della Pietra Rossa di Trento, dell’Argento, della Barite e del Porfido, ha cambiato il volto di questa montagna, generando in alcuni casi ambienti particolari e suggestivi. L’Ecomuseo nasce dalla spinta e dall’impegno della popolazione, che già da parecchi anni opera attraverso le associazioni per la tutela e la valorizzazione di un patrimonio di indiscutibile valore per la comunità, qual è l’altipiano dell’Argentario. L’Ecomuseo si pone di fatto come elemento unificatore delle diverse realtà presenti, come punto di riferimento territoriale, come risorsa per la popolazione, le associazioni e le attività economiche. Il sito dell'Ecomuseo: http://ecoargentario.it/ Ecomuseo Argentario Via C. Battisti, 1 c/o Biblioteca Comunale 38045 CIVEZZANO (TN) mail: [email protected] TEL. 0461/858400 CELL. 3356514145 |
25 marzo: Giornate FAI di primavera-Civezzano e SeregnanoSorprese. In borghi, nemmeno tanto remoti da dove di solito posiamo i nostri passi. Piacevoli. Anche se retaggio di feudalesimo rurale i castelli ed i palazzi locati in borghi fuori mano sono piccoli gioielli molto spesso (purtroppo) di proprietà privata ed inviolabili al visitatore. Il FAI, una volta all'anno, apre alcuni di questi gioielli coinvolgendo alcune realtà locali (come gli Accompagnatori di territorio, le Proloco, gli studenti apprendisti Ciceroni) per rendere visibili al pubblico, spesso ignaro anche della loro stessa esistenza, queste opere d'arte nascoste.
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Grazie al grande Maurizio Fernetti!
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L'origine di Civezzano è medievale. Varie le menzioni dall’845 in poi: “de Civitiano”, “Zivizanum”, “de Ciuzano”, “Civizanum” ecc. Nonostante le numerose tracce preistoriche, fu in epoca romana e nell’alto medioevo che conobbe un certo benessere economico per via della sua posizione sulla via Claudia Augusta Altinate. Uno dei reperti medievali più interessanti è la tomba di un principe longobardo o franco, rivenuta a Foss. Inserita nel principato vescovile di Trento, cui appartenne fino all’Ottocento, acquistò importanza tra l’XI e il XIV secolo grazie allo sfruttamento delle miniere d’argento sul monte Calisio. Durante il periodo delle guerre napoleoniche fu attraversata per quattro volte dagli eserciti francesi. Nell’Ottocento, seguendo le sorti del Tirolo, fu inserita nell’impero austroungarico e divenne sede di uffici amministrativi. Domina l’abitato Castel Telvana, antica residenza fortificata duecentesca successivamente rimaneggiata. La monumentale chiesa della Madonna dell’Assunta, una delle più illustri del Trentino, risale al Duecento ma fu ricostruita nel Cinquecento su commissione del principe vescovo Bernardo Clesio, da cui lo stile “clesiano”, che consiste in una commistione di gotico e rinascimentale. La cinquecentesca torre dei Canopi fu un tempo sede, secondo la tradizione, della polizia mineraria che controllava i “canopi”, ossia i minatori. Sul territorio comunale si trovano anche i resti di un forte austroungarico.
Castel Telvana, sede comunale, deve in gran parte le sue forme attuali ad una ricostruzione cinquecentesca, ma vanta probabili origini antiche. Va forse ricollegato alla casa murata di Civezzano che si trova citata in un’investitura del 1216 eretta a controllo dell’incrocio tra la Via Claudia Augusta e la strada che conduceva a Montevaccino. Dalla fine del Duecento fu dimora dei “da Roccabruna”. Il fabbricato, che domina dall’alto il centro del paese, venne caoticamente rimaneggiato nei secoli e trovò sviluppo attorno ad una casatorre medioevale. Proprietà dei Roccabruna nel 1469, passò poi ai conti Thun che provvidero a riorganizzare la vecchia casa murata inglobandola nella nuova fabbrica dai caratteri rinascimentali. Furono però conservati numerosi elementi architettonici, come il portale gotico d’accesso, al di sopra del quale vennero dipinte le insegne thuniane. La sua sorveglianza fu affidata a due figure di armigeri. Nel XVI secolo venne nuovamente trasformata in casa rurale con annessa residenza di campagna nella quale la nobile famiglia anaune, dal suo palazzo in città, si recava a villeggiare. Guidobaldo Thun, nel secondo decennio dell’Ottocento, provvide nuovamente a far restaurare ed ampliare il complesso. Nei suoi pressi è stata ritrovata la tomba longobarda cosiddetta del “Principe” dalla ricchezza del corredo funerario. Visitabile solo nei giorni feriali e su prenotazione, in quanto sede municipale.
Dedicata a S. Maria Assunta, la chiesa di Civezzano appare menzionata come Santuario, tramite il parroco Enrico da Cles, nei documenti ad iniziare dal 1240, ma le sue origini sono più antiche, forse in un nucleo abitativo di epoca romana. L’attuale edificio fu costruito in puro stile del primo rinascimento su commissione del Cardinale e Principe Vescovo Bernardo da Cles, sopra una preesistente chiesa romanica duecentesca. La chiesa, uno tra i più notevoli monumenti sacri del Trentino, è un esempio molto interessante di architettura sacra cinquecentesca nella quale si fondono armoniosamente forme architettoniche tardogotiche (il campanile, la copertura ripida, le volte, le finestre, l’arco trionfale), e quelle d’impronta rinascimentale (paraste, capitelli compositi con motivi vegetali ed animali). La sua pianta è caratterizzata da un’aula unica allungata ed abside poligonale, con rapporti e proporzioni tendenti al verticalismo. Tutta la muratura è stata costruita in blocchi squadrati di calcare rosso e bianco, provenienti dalla vicina cava di Pila, che riprendono i colori araldici del committente, il Cardinale Bernardo da Cles. All’interno della chiesa il gotico fiorito trionfa nel gioco dei costoloni che si dipartono dai capitelli delle semicolonne per intrecciarsi nella volta dell’abside, mentre la facciata è ornata da un portale rinascimentale con timpano triangolare decorato da putti con cornucopie, e da due medaglioni scolpiti raffiguranti gli imperatori Ferdinando I e Carlo V. La testimonianza della devozione verso questo santuario è documentata dalle pregevoli opere realizzate da artisti trentini e non, quali Domenico Zeni e Paolo Strudel.
Il piccolo paese di Seregnano è un interessante centro d'arte, che per strada campestre, la più diretta, dista una mezz'ora di cammino da Civezzano ed è in bella posizione in collina. Potrà essere eccezionalmente visitato grazie al FAI il parco del Castello, già dei Roccabruna, poi passato a Simone Guarienti nel XVI sec. e dal 1836 proprietà dei conti Consolati che curarono l'allestimento del giardino secondo il gusto ottocentesco dell'epoca. Ricco di centinaia di piante provenienti da ogni parte del mondo, il parco fu curato da Ambrogio Casati degli I.R. Giardini della Villa di Monza.
Potrà essere eccezionalmente visitata la chiesa di San Sabino che rientra nell'agglomerato edilizio del Castello. Normalmente chiusa per ragioni di sicurezza, essa ha una semplice facciata a due spioventi con frontone triangolare. La parte absidale (più antica) è riccamente ornata da stucchi e affreschi del Seicento. Documentata già nel XIII secolo, la chiesa fu ricostruita nella prima metà del XVI sec. contemporaneamente alla fabbrica del Castello ed ampliata nel secolo successivo.
Inoltre potrà essere visitata grazie al FAI la Vecchia Canonica, che all'interno conserva raffinati affreschi rinascimentali del principio del Cinquecento restaurati e recentemente attribuiti a pittori importanti come Francesco Verla e Marcello Fogolino e che sarà aperta per l'occasione.
Potrà essere eccezionalmente visitata la chiesa di San Sabino che rientra nell'agglomerato edilizio del Castello. Normalmente chiusa per ragioni di sicurezza, essa ha una semplice facciata a due spioventi con frontone triangolare. La parte absidale (più antica) è riccamente ornata da stucchi e affreschi del Seicento. Documentata già nel XIII secolo, la chiesa fu ricostruita nella prima metà del XVI sec. contemporaneamente alla fabbrica del Castello ed ampliata nel secolo successivo.
Inoltre potrà essere visitata grazie al FAI la Vecchia Canonica, che all'interno conserva raffinati affreschi rinascimentali del principio del Cinquecento restaurati e recentemente attribuiti a pittori importanti come Francesco Verla e Marcello Fogolino e che sarà aperta per l'occasione.