25 febbraio: EpC Vajo di Mezzane, sotto la neve (almeno in parte)
Panoramica e scenografica escursione da Magrano (VR) percorrendo in qualche punto la dorsale delle 5 valli e visitando la parte alta del vajo di Mezzane con scorci veramente singolari e naturalistici. Si parte dalla piccola chiesetta di S.Lucia, posta un po' fuori dall'abitato e, con direzione nord e quindi prendiamo uno stradello in discesa variabile che ci porta sul fondo del vajo di Mezzane, splendido percorso naturalistico con i suoi paesaggi spettacolari ed incontaminati. Quindi saliamo per sentierino, visitiamo una vecchia contradina abbandonata ed inghiottita dalla natura ed arriviamo in falsopiano a Bettola, dove pranzeremo al ristorante dell'albergo omonimo. Ritorniamo sui nostri passi per ciò che concerne il Vajo di Mezzane, risalendo poi al punto di partenza.
DISLIVELLO: 660 m
DURATA: 5 ore senza contare le soste
DIFFICOLTA': media (richiede un po' di attenzione e prudenza nel tratto spettacolare del vajo)
DISLIVELLO: 660 m
DURATA: 5 ore senza contare le soste
DIFFICOLTA': media (richiede un po' di attenzione e prudenza nel tratto spettacolare del vajo)
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Come potete vedere era una giornata assai tempestosa.
Nel Vajo
Il vajo (dal latino vallis, "valle") si intende, nel dialetto locale un canalone ripido e incuneato tra i contrafforti delle pareti di una montagna. Il vajo di Mezzane è sicuramente un vajo minore ma di indubbio fascino paesaggistico e geologico come dimostrano le immagini sotto.
La neve continua a cadere, anzi a soffiare su di noi, negli occhi, tra le pieghe dei nostri vestiti. Il tutto in un paesaggio quasi irreale, che unisce la vasta panoramicità delle colline della Val d'Illasi alla sferzante freddezza del clima pseudo-siberiano. Il freddo punge, anche se nei tratti riparati dal vento sembra quasi di stare in un normale inverno veronese, umido e non eccessivamente freddo, almeno per la mia percezione di trentino in vacanza.
Bar Albergo Ristorante "Alla Bettola" dove mangiammo (benissimo!)
Tavernole
Il primo e più antico estimo delle terre e delle contrade del distretto di Verona finora conosciuto, risale alla fine del Trecento e, precisamente, al 13 maggio 1396. quando nell’elenco delle “ville” poste sotto la rubrica De Montaneis appare anche il nome di Tavernole. Infatti sta scritto: «De Tauernolis; De Vello…». Si tratta del primo elenco ufficiale dei Tredici Comuni Veronesi, altrimenti noti con il nome di “Montagna alta del Carbon” o anche “Montagna dei Cimbri”. E’ interessante notare il fatto che dal momento che la piccola contrada di Tavernole appare al primo posto nel sopra citato elenco, probabilmente è stata anche la prima a costituirsi. Possiamo azzardare un’ipotesi: Tavernole, a nostro parere, non avendo un suo nome “cimbro” specifico, potrebbe essere anteriore alla venuta di quel popolo, quindi più antica di quello che normalmente si è portati a ipotizzare. Essa sembra derivare il suo nome da taverna, tabernula, cioè «taverna, osteria, piccola taverna». Che nella contrada, come in altri paesi della Lessinia, nel Medioevo e poi nei secoli seguenti, questi ambienti abbondassero, lo dicono la storia e anche i verbali delle visite pastorali dei vescovi veronesi. Addirittura si accenna anche a parroci e cappellani, come avventori di osterie, tanto che i vescovi intervennero in più di un caso minacciando la scomunica ai loro sacerdoti qualora non avessero smesso di ubriacarsi nelle cauponae. Probabilmente i redditi della parrocchia — i fedeli erano tutti povera gente — erano talmente limitati che anche il sacerdote che officiava tribolava a “far arrivare la sera” e allora si lasciava andare al vino. Per arrivare a Tavernole si prende la dorsale Mezzane-Velo, all’altezza del bivio per San Valentino si svolta a sinistra e si scende verso valle. Si incontra dapprima la contrada di Corno con la sua casa con la meridiana e il lavatoio, poi si arriva a Tavernole con i resti dei famosi castagni centenari e con i suoi tre lavatoi in pietra nella piazza principale. Più avanti c’è la piccola contrada di Pezzori il cui toponimo sembra derivare da platea con significato di “piazza, spiazzo”. Vi si trova l’Oratorio di San Domenico di Guzman che fu commissionato da un certo Domenico Pezzori (che ha dato il nome anche alla contrada) e fu costruito nel 1693, dopo aver ottenuto l’autorizzazione del vescovo di Verona. La data è incisa in una piccola lapide, sopra l’architrave della porta d’ingresso, sulla quale è sbozzata anche una croce. All’interno vi è un unico altare e una tela del secolo XVII che raffigura la “Vergine di Loreto in gloria e i santi Battista, Apollonia e Monica”. Di rilevante c’è da notare che lo sfondo della tela riproduce ambienti di Verona città: Ponte della Pietra e la cupola e parte della chiesa di San
Giorgio in Braida. La zona intorno a Tavernole presenta altri motivi di interesse: gli edifici rurali della contrada Metani, le abitazioni antiche e moderne di contrada Sotto il Dosso, le abitazioni caratteristiche di contrada Zebari e i richiami di carattere religioso sparsi in tutto il territorio.
Giorgio in Braida. La zona intorno a Tavernole presenta altri motivi di interesse: gli edifici rurali della contrada Metani, le abitazioni antiche e moderne di contrada Sotto il Dosso, le abitazioni caratteristiche di contrada Zebari e i richiami di carattere religioso sparsi in tutto il territorio.
E dopo aver scarpinato (per due volte) nell'angusto vajo, camminato tra maronari, vigne e meleti, toccato la storia degli umili nelle ormai fatiscenti casere e case disabitate, ritorniamo all'ovile, al caldo delle nostre abitazioni con ancora negli occhi un altro pezzo di mondo, immagini, odori e sapori che, almeno per ciò che mi riguarda, accompagneranno la mia settimana. Fino alla prossima.