14 aprile: Wr- Al lago di Cei da Castellano
L’itinerario si snoda sull’altopiano compreso tra Castellano e la Cimana, attraversa le ultime propaggini del paesaggio agricolo di montagna per poi inoltrarsi nel fitto bosco, in un ambito geografico estremamente ricco dove elementi naturali, culturali ed antropici si combinano dando vita ad un’unità “paesistica” assolutamente unica, in grado di suscitare nell’osservatore particolari emozioni e suggestioni.
CARATTERISTICHE: DISLIVELLO: 650m -
DIFFICOLTA': media -
LUNGHEZZA: 12 km -
DURATA: 5 ore
CARATTERISTICHE: DISLIVELLO: 650m -
DIFFICOLTA': media -
LUNGHEZZA: 12 km -
DURATA: 5 ore
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CASTELLANO e il suo castello
Prima menzione di Castellano appare nel 1190 circa. Nel 1339 gli abitanti sono poco più di cento. Probabilmente inizia allora l'aggregazione dei vari abitanti della zona in una comunità organizzata. Sembra che la vecchia chiesa del Cimitero (dedicata a San Lorenzo ora S. Maria delle Grazie) esistesse già all'interno del castello. Da questa data gli abitanti sono andati aumentando fino al 1911, anno nel quale si contava a Castellano 1170 persone. La popolazione crebbe nonostante varie malattie (a fine Ottocento la pellagra) ed epidemie per ultime tra queste: il colera del 1836 (32 morti) e 1855 (12 m), il vaiolo nel 1874-75 (50 m) e la Spagnola del 1918 (32 m). Da non trascurare l'emigrazione verso il fondovalle e non secondaria verso l'America (nel solo periodo delle "grandi emigrazioni" dal 1876 al 1884 si trasferirono in Brasile e Messico 125 persone su una popolazione di circa 850). Dopo il 1918 la popolazione di circa 750 persone continuò a diminuire fino al numero di 520 negli anni ottanta, iniziò poi un lento incremento, attualmente il paese conta circa 650 anime.
Il Castello sorge alla periferia del paese. E' costruzione molto antica, probabilmente dell'XI secolo, con torre a pianta quadrata (ora abbassata in altezza in seguito a crolli ed incendi) alla quale è addossato il palazzo residenziale. Venne ricostruito dai Lodron (prima metà del XVI secolo) che lo trasformarono in una magnifica residenza decorandolo con splendidi affreschi. Il maniero è oggi proprietà della famiglia Miorandi di Castellano. Le vicende del castello di Castellano sono strettamente collegate a quelle di altre due residenze signorili fortificate: il Palazzo Lodron di Nogaredo e il castello di Castelnuovo (Noarna). Con l'istituzione del Principato Vescovile di Trento (1027) inizia il periodo feudale che, per il territorio di Villa Lagarina, si caratterizza con la formazione delle giurisdizioni di Castelnuovo e Castellano, facenti capo ad altrettante costruzioni fortificate. Nei primi tre secoli dopo il mille il potere feudale territoriale passa per diverse famiglie locali fino ad arrivare saldamente nelle mani dei Castelbarco. Nel 1456 le giurisdizioni vescovili di Castellano (con Villa Lagarina) e Castelnuovo (con Nogaredo) diventano feudi della famiglia dei conti Lodron, che le governerà ininterrottamente fino agli inizi dell'800, quando verranno soppresse
Il Castello sorge alla periferia del paese. E' costruzione molto antica, probabilmente dell'XI secolo, con torre a pianta quadrata (ora abbassata in altezza in seguito a crolli ed incendi) alla quale è addossato il palazzo residenziale. Venne ricostruito dai Lodron (prima metà del XVI secolo) che lo trasformarono in una magnifica residenza decorandolo con splendidi affreschi. Il maniero è oggi proprietà della famiglia Miorandi di Castellano. Le vicende del castello di Castellano sono strettamente collegate a quelle di altre due residenze signorili fortificate: il Palazzo Lodron di Nogaredo e il castello di Castelnuovo (Noarna). Con l'istituzione del Principato Vescovile di Trento (1027) inizia il periodo feudale che, per il territorio di Villa Lagarina, si caratterizza con la formazione delle giurisdizioni di Castelnuovo e Castellano, facenti capo ad altrettante costruzioni fortificate. Nei primi tre secoli dopo il mille il potere feudale territoriale passa per diverse famiglie locali fino ad arrivare saldamente nelle mani dei Castelbarco. Nel 1456 le giurisdizioni vescovili di Castellano (con Villa Lagarina) e Castelnuovo (con Nogaredo) diventano feudi della famiglia dei conti Lodron, che le governerà ininterrottamente fino agli inizi dell'800, quando verranno soppresse
la selva di daiano
La Selva di Daiano è costituita per lo più da una faggeta con abete rosso e abete bianco. Nei punti più fertili i faggi raggiungono dimensioni considerevoli creando un bosco di notevole fascino. Tra le specie presenti nel sottobosco la ben nota Rosa di Natale, Helleborus Niger: i suoi grandi fiori prima bianchi e poi rosati possono essere osservati già a gennaio. Altre specie sono la Gentiana asclepiadea, la Prenanthes purpurea e l’ombrellifera Troschiscanthes nodiflora. La Selva è attraversata dal Rio del Mulin, con sponde a tratti paludose che favoriscono la presenza dell’ontano nero (Alnus glutinosa); qui, alla fine dell’inverno, fiorisce il campanellino (Leucojum vernum), parente del bucaneve ma anche varie specie di piante tipiche di boschi umidi oltre a diverse specie di felci.
A pochi metri da qui, una vecchia croce: ricordo di una vita e di una morte, ma anche di un forte legame che anticamente univa al bosco gli abitanti dei luoghi.
Sul fondo della conca, la vegetazione palustre indica la presenza di un ristagno d’acqua. E’ il lago di San Martino, un laghetto “intermittente” che si riempie solo nei periodi piovosi e al disgelo.
la chiesa di san martino
La chiesa di S.Martino è collocata sull’omonimo dosso a circa 1000 m. di altitudine, nei pressi del lago di Cei. Il toponimo “Trasiel”, cui si riferisce la zona d’intorno, indica l’esistenza in antichità di un luogo di transito, posto in posizione elevata e nascosta agli sguardi indiscreti. Reperti rinvenuti occasionalmente fanno ipotizzare che l’uomo frequentasse il dosso già in epoca preistorica; in età romana, forse tarda, è probabile che nel vicino Prà del Ròver funzionasse un’officina di produzione laterizia. Infine, attorno al VI sec., il dosso potrebbe avere assunto il ruolo di postazione difensiva, denunciato dal potente muro tuttora visibile poco distante dall’edificio sacro: tuttavia, in assenza di dati certi, questa rimane un’ipotesi. Nel Basso Medioevo (XI-XII sec.), forse, prende vita parte dell’edificio sacro, anche se la sua presenza è testimoniata per la prima volta nel 1220. In effetti il manufatto ancora oggi visibile ben si conforma ai canoni del XIII sec. ma cambiamenti ed evoluzioni sono denunciati, ad es., dal diverso modo in cui è costruita la muratura dell’aula rispetto a quella dell’abside; da diverse pavimentazioni sovrapposte viste nell’aula; dai resti di un’antica struttura muraria intonacata, distrutta già in antico e coperta dal pavimento in legno dell’abside; dalla scomparsa del campanile, che ancora doveva esserci nel XVII sec., se è fedele la riproduzione della chiesa in un affresco proveniente dal castello di Castellano ed ora fra le collezioni del Museo Civico di Rovereto; o infine dalla evidente posteriorità della casetta, costruita in un momento tardo, addossata alla chiesa per farne la residenza di un eremita, visitato dalle genti dei vicini paesi in cerca di assistenza spirituale. Le vicende sono ricostruite, a grandi linee, sulla base di una ricerca storica e delle indagini archeologiche, seppure limitate, che hanno completato l’intervento di restauro tra il 2004 ed il 2006.
la malga cimana dei presani
La Malga Cimana dei Presani, nonostante una recente e moderna ristrutturazione e l’affidamento della gestione ad una dinamica cooperativa sta avendo (notizie di aprile 2018 riportate anche dal sito malgacimana.it) notevoli problemi di riapertura che speriamo si risolvano presto per ridonare agli escursionisti ed ai molti frequentatori dell’area un importante punto di ritrovo sociale ed eno-gastronomico. A poche decine di metri dalla malga, sul monte Sparaverom, due splendide terrazze belvedere da cui lo sguardo spazia su tutta la Vallagarina ed i monti contigui (Stivo, Zugna, Finonchio)
Panorama dal Sparaverom (video sotto e foto sopra)
L'area protetta di pra' de l'albi-cei
L’area protetta di Prà dell’Albi-Cei è situata alla testata del Rio di Cimone ed è costituita da due ampie conche di forma vagamente ellittica, parallele tra di loro. La prima racchiude due piccoli laghi: quello di Cei propriamente detto e quello, più piccolo, del Lagabis oltre a due zone torbose dette della “valletta di Cei” e “Prà del Moro”. La seconda conca situata ad est della prima racchiude un lago-palude di grande interesse naturalistico, nota come “Prà de l’Albi” o “Lago di San Martino”. Il biotopo è protetto fin dal 1992 come riserva naturale provinciale ed è inoltre classificato come S.I.C. (Sito di interesse Comunitario) ed in quanto tale fa parte della Rete europea di aree protette chiamata Natura 2000.
Un tempo, prima delle pesanti trasformazioni sul territorio operate dall’uomo, le sponde dei laghi e degli stagni di fondovalle e di bassa quota erano colonizzate dal “canneto perilacuale”, una tipica vegetazione lacustre che allo stato naturale può svilupparsi in fasce larghe parecchie decine di metri nelle zone d’acqua poco profonde. Per gli uccelli acquatici la presenza del canneto è condizione fondamentale per poter colonizzare gli specchi d’acqua, in quanto la folta barriera di canne assicura un’ottima mimetizzazione e un sicuro riparo per i nidi. Ma il canneto esercita anche una straordinaria azione sulla qualità dell’acqua: riesce infatti a depurarla efficacemente usando per funzionare esclusivamente l’energia solare, gratuita e pulita. Nonostante la notevole importanza ecologica, da sempre il canneto è stato oggetto di “bonifica”: un tempo intesa come messa a coltura degli stagni e delle sponde dei laghi, oggi come sfruttamento turisticodelle rive dei pricipali laghi. A seguito di ciò negli ultimi decenni i canneti dei laghi trentini sono diminuiti sensibilmente in superficie, e di conseguenza anche in funzionalità. I canneti ancora presenti meritano dunque di essere protetti e tutelati in quanto permettono di conservare parte del patrimonio naturale, bene inestimabile e non riproducibile.
Variazioni sul tema
Come al solito, grazie a tutti e....alla prossima.