Passo Manghen (m.2047)
Il passo si può raggiungere dalla Valsugana (Borgo Valsugana, Castelnuovo, Telve) per la val Calamento oppure dall'altro versante per la val Cadino da Molina di Fiemme, Cavalese in val di Fiemme. Il passo permette il collegamento tra la Valsugana, l'area veneta del bacino del fiume Brenta, con la val di Fiemme, l'area ladina dell'Avisio, bacino del fiume Adige. Entrambe le salite, asfaltate, sono lunghe, ripide e particolarmente impegnative. In particolare la salita dalla Valsugana è molto nota ai ciclisti veneti, oltretutto praticata più volte al Giro d'Italia. E' una salita molto impegnativa che si sviluppa in circa 22 chilometri con un dislivello di 1600 metri. La pendenza massima raggiunge in alcuni punti il 15%, ma quel che più preoccupa è la pendenza media che si attesta al 7,5% e che negli ultimi chilometri sale al 10%. Per un pedalatore dalla gamba allenata due ore sono un ottimo tempo. Una pedalata particolarmente consiglibile nel tardo autunno. La strada incuneata nell'angusto fondovalle è un po' noiosa (nonché notevolmente faticosa), però il fuoco d'artificio dei colori autunnali è un qualcosa di davvero entusiasmante. Un'emozione pura.
Al passo, appena oltre sul versante nord (m.2013), accanto al piccolissimo laghetto di Cadinello, vi è l'ottimo ristoro del rifugio passo Manghen - Baita Manghen Hutte. Il passo, e di conseguenza il rifugio, sono chiusi per tutto il periodo invernale, da novembre ad aprile. Dal passo Manghen si possono compiere alcune belle escursioni, la più interessante è al bitopo Lago delle Buse in alta Val Cadino, servono almeno un paio d'ore di cammino per l'andata/ritorno. E' una passeggiata facile e con poco dislivello, ma l'ambiente è molto bello, tranquillo e appagante.
Si passa accanto al grande tronco, abbastanza malmesso e martoriato dai fulmini, del secolare albero denominato l'Eterno. Altra escursione, più impegnativa, è la salita al monte Ziolera. Ed inoltre la traversata al bivacco 'Mangheneti' del gruppo alpini di Telve Valsugana. Il passo è lo snodo centrale, e unico attraversamento stradale, della lunga altavia denominata Translagorai o trekking Lagorai, che attraversa tutta la catena restando sempre in alta quota.
Lungo la strada della val Calamento, al bivio della diramazione Valtrigona, si trova sentiero natura Oasi WWF di Valtrigona, in comune di Telve Valsugana.
Si parte dal Centro Visitatori di malga Valtrigheta, ampio parcheggio, nelle vicinanze anche una bella cascatella.
Nel periodo estivo il luogo è persino sovraffollato, con difficoltà di parcheggio, e viene attivato un servizio bus-navetta che parte dai paesi del fondovalle.
Il passo si può raggiungere dalla Valsugana (Borgo Valsugana, Castelnuovo, Telve) per la val Calamento oppure dall'altro versante per la val Cadino da Molina di Fiemme, Cavalese in val di Fiemme. Il passo permette il collegamento tra la Valsugana, l'area veneta del bacino del fiume Brenta, con la val di Fiemme, l'area ladina dell'Avisio, bacino del fiume Adige. Entrambe le salite, asfaltate, sono lunghe, ripide e particolarmente impegnative. In particolare la salita dalla Valsugana è molto nota ai ciclisti veneti, oltretutto praticata più volte al Giro d'Italia. E' una salita molto impegnativa che si sviluppa in circa 22 chilometri con un dislivello di 1600 metri. La pendenza massima raggiunge in alcuni punti il 15%, ma quel che più preoccupa è la pendenza media che si attesta al 7,5% e che negli ultimi chilometri sale al 10%. Per un pedalatore dalla gamba allenata due ore sono un ottimo tempo. Una pedalata particolarmente consiglibile nel tardo autunno. La strada incuneata nell'angusto fondovalle è un po' noiosa (nonché notevolmente faticosa), però il fuoco d'artificio dei colori autunnali è un qualcosa di davvero entusiasmante. Un'emozione pura.
Al passo, appena oltre sul versante nord (m.2013), accanto al piccolissimo laghetto di Cadinello, vi è l'ottimo ristoro del rifugio passo Manghen - Baita Manghen Hutte. Il passo, e di conseguenza il rifugio, sono chiusi per tutto il periodo invernale, da novembre ad aprile. Dal passo Manghen si possono compiere alcune belle escursioni, la più interessante è al bitopo Lago delle Buse in alta Val Cadino, servono almeno un paio d'ore di cammino per l'andata/ritorno. E' una passeggiata facile e con poco dislivello, ma l'ambiente è molto bello, tranquillo e appagante.
Si passa accanto al grande tronco, abbastanza malmesso e martoriato dai fulmini, del secolare albero denominato l'Eterno. Altra escursione, più impegnativa, è la salita al monte Ziolera. Ed inoltre la traversata al bivacco 'Mangheneti' del gruppo alpini di Telve Valsugana. Il passo è lo snodo centrale, e unico attraversamento stradale, della lunga altavia denominata Translagorai o trekking Lagorai, che attraversa tutta la catena restando sempre in alta quota.
Lungo la strada della val Calamento, al bivio della diramazione Valtrigona, si trova sentiero natura Oasi WWF di Valtrigona, in comune di Telve Valsugana.
Si parte dal Centro Visitatori di malga Valtrigheta, ampio parcheggio, nelle vicinanze anche una bella cascatella.
Nel periodo estivo il luogo è persino sovraffollato, con difficoltà di parcheggio, e viene attivato un servizio bus-navetta che parte dai paesi del fondovalle.
baita
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Il Passo Manghen l'avevo solo attraversato qualche volta in varie motorizzazioni. Questa partenza da esso è stata per me una assoluta novità. ci siamo diretti subito verso il Lago delle Buse da dove poi abbiamo cercato gli "alberi monumentali" sparsi un po' ovunque sul territorio Trentino ma due di essi trovansi nelle "vicinanze" di Malga Buse. raggiunta questa, piccola disgressione per perdita gps di Lucio (ogni tanto anche il Signore degli anelli sbaglia) e poi arrivo ai due alberi monumentali, un po' fuori mano rispetto ai sentieri Sat ma abbastanza ben segnalati da cartelli recenti installati dall'APT con la collaborazione del corpo Forestale. Dopo esserci ristorati con ciò che avevamo negli zaini riprendiamo la marcia dividendoci per affrontare due percorsi distinti: il più breve riporta, dopo una breve salita, al Manghen il secondo si dirige verso la Pala del Becco (2423), tangendola e voltandoci per raggiungere, sempre ai piedi, la Forcella Ziolera (2478). Il sentiero corre tra i 2200 m. e i 2300, effettuando un piacevole e panoramico saliscendi. Arriviamo in discesa, a tardo pomeriggio, affamati alla Baita Rifugio dove, nonostante il ritardo, ci ristorano in maniera soddisfacente con ottimo cibo e ottima birra. Grazie ancora a Lucio per l'interessante giro.
Lago delle Buse (m.2065), a tre quarti d'ora di cammino dal passo Manghen (m.2050), sotto le propaggini nord del monte Ziolera (m.2478). Uno dei tanti gioielli di questi ambienti solitari ed austeri. Siamo nel cuore della lunga catena del Lagorai che si estende da Trento al passo Rolle. La scura roccia porfirica crea valloni e distese pietrose grandiose ai piedi di una lunga sequenza di cime a prima vista invalicabili. Le glaciazioni hanno scavato circhi e accumulato morene che ora formano centinaia di laghetti e torbiere. E' un mondo molto particolare quello del Lagorai.
Fatto di grandi orizzonti, di vento sferzante, di acque, di laghetti e cascate, di boschi fittissimi nei fondovalle e via via più radi fino ai solitari larici e gli intricati mugheti.
Luoghi di grande fascino, ingiustamente trascurati a favore delle vicine Dolomiti. Le brillanti scenografie dolomitiche qui lasciano il posto ad un contatto con la natura più intimistico e solitario. E' necessario l'occhio allenato a cogliere le infinite sfumature di colori che emergono timide da quell'apparente monotona sequenza di rocce nerastre.
E poi viene l'autunno. E tutta quell'energia esplode travolgente nel cromatismo del rosso fuoco dei boschi, dell'erba. Nelle luci abbaglianti di giornate limpidissime o, viceversa, in quelle umide nebbie o in quelle nuvole che preannunciano l'avvicinarsi di un altro cambiamento dal bianco cromatismo: la neve.
Fatto di grandi orizzonti, di vento sferzante, di acque, di laghetti e cascate, di boschi fittissimi nei fondovalle e via via più radi fino ai solitari larici e gli intricati mugheti.
Luoghi di grande fascino, ingiustamente trascurati a favore delle vicine Dolomiti. Le brillanti scenografie dolomitiche qui lasciano il posto ad un contatto con la natura più intimistico e solitario. E' necessario l'occhio allenato a cogliere le infinite sfumature di colori che emergono timide da quell'apparente monotona sequenza di rocce nerastre.
E poi viene l'autunno. E tutta quell'energia esplode travolgente nel cromatismo del rosso fuoco dei boschi, dell'erba. Nelle luci abbaglianti di giornate limpidissime o, viceversa, in quelle umide nebbie o in quelle nuvole che preannunciano l'avvicinarsi di un altro cambiamento dal bianco cromatismo: la neve.
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