Rumo, piccola ma orgogliosa comunità, è costituito da un insieme di diversi villaggi (Lanza, Mocenigo con Corte Superiore, Marcena e Mione con Corte Inferiore), che contano ad oggi poco più di 800 abitanti. A nord e ai lati è protetto da alte montagne, mentre verso sud è aperto. Nonostante l'altitudine oscilli tra i 900 e i 1.200 metri sul livello del mare, il clima è mite. Ma certo il clima mite non basta a spiegare l'attrazione che questo territorio ha esercitato in passato: quattro castelli e una serie di case solide, ben costruite, con imponenti portali, talora ornate di stemmi e di affreschi e Chiese ricche d'arte, quasi tutte recentemente restaurate, sono la testimonianza della ricchezza e anche del senso artistico degli allora signori di questa valle, difficile da raggiungere ma apprezzata per la sua bellezza da tutti coloro che vi transitino. Il motivo del benessere passato è da ricercarsi nelle miniere che richiamavano qui minatori e imprenditori dalle province tedesche, boeme e ungheresi. Oggi soltanto dei ruderi e il nome del maso d'Arz sono rimasti a ricordo dell'antico forno fusorio.
Il popolamento della valle di Rumo si può distribuire in quattro fasi: la prima con l'intervento sporadico di elementi retici: i castellieri documentati non consentono di dire di più; nella seconda, sul substrato negli ultimi decenni dell'era precristiana, si stabilisce l'occupazione romana, che durerà mezzo millennio ma in questa valle periferica non lascerà documentazione; nella terza, dopo il 476 d. C., l'aumento della popolazione e le migrazioni interne modificano il tessuto politico e sociale: le antiche vicinie romane, le cui funzioni sono ereditate e ampliate dalle pievi cristiane, aumentano di numero con la suddivisione in comuni e frazioni. Revò e Cloz sono fra gli insediamenti umani più antichi della valle di Non e quindi centri primari di irradiazione colonica. In tempo romano formano due colonie distinte, comprendenti la prima Revò e Cagnò, di fondazione preromana, cui in epoca romana si aggiunge Romallo e Marcena; e successivamente in tempo medievale Tregiovo, Mione, Corte inferiore e Superiore, Mocenigo, Lanza, Placeri e Proves, Comune vicino di lingua tedesca della Provincia di Bolzano.
I primi abitanti di Rumo sono pastori, boscaioli, carbonai che costruiscono dapprima capanne per il lavoro stagionale e poi case stabili. Si aggiungono successivamente scavatori di miniere, le cui decine di cunicoli si possono vedere ancora in alcuni punti. La migrazione, che dà origine a Rumo, ha quindi come basi l'aumento della popolazione intorno al Mille, il desiderio dei signori di valorizzare le terre con il dissodamento e l'impianto di nuove colture e la promozione dell'attività mineraria. Ma il fattore più importante è la presenza dei torrenti Pescara e Lavazzè come fonte di energia idraulica, supporto per l'attività agricola e di trasformazione alimentare (mulini) ed artigianale piuttosto che dell'attività estrattiva; e questa fonte garantisce la stabilità degli insediamenti.
Dei quattro castelli esistenti in passato soltanto di uno, Castel Placeri, restano delle rovine: degli altri non resta purtroppo alcuna traccia.
Nel 1611 la valle di Rumo ebbe la solenne approvazione della carta di regola: il comune di Rumo è però certificato già nel 1309 ed ebbe una sua prima carta nel 1364, che però non viene mai ricordata nei documenti conservati.
Nei secoli del declino del Principato Vescovile, il Comune seguì il destino delle comunità inquadrate nello stesso contesto, ivi compresi i periodi dei governi provvisori austriaci e francesi ed il passaggio alla Baviera. La chiusura delle miniere, antica fonte di ricchezza, avvenuta nel corso dell'800, portò ad una lunga fase di emigrazione. Una prima ondata raggiunse le miniere del Nord America negli anni a cavallo dell'800 e del '900. Nel dopoguerra, esattamente nel 1951, partirono da Rumo 7 famiglie e complessivamente 51 persone per la famosa e controversa emigrazione trentina in Cile, mentre negli anni '60 sono state decine le persone emigrate soprattutto in Canada e Svizzera. Alcune di queste famiglie sono successivamente tornate a Rumo, ma è indubbio che il tessuto sociale ed economico ha subito effetti irreversibili e negativi dalla partenza di molte forze giovani.
Come tutto il Trentino, anche Rumo fu soggetto all'Austria fino alla fine della prima Guerra Mondiale, distinto dai limitrofi comuni di Proves e Lauregno. Nel 1928 al Comune di Rumo furono aggregati i Comuni di Lauregno e Proves. Dopo la conclusione della 2^ Guerra mondiale, questi 2 Comuni furono staccati dalla Provincia di Trento e aggregati alla provincia di Bolzano.
Il popolamento della valle di Rumo si può distribuire in quattro fasi: la prima con l'intervento sporadico di elementi retici: i castellieri documentati non consentono di dire di più; nella seconda, sul substrato negli ultimi decenni dell'era precristiana, si stabilisce l'occupazione romana, che durerà mezzo millennio ma in questa valle periferica non lascerà documentazione; nella terza, dopo il 476 d. C., l'aumento della popolazione e le migrazioni interne modificano il tessuto politico e sociale: le antiche vicinie romane, le cui funzioni sono ereditate e ampliate dalle pievi cristiane, aumentano di numero con la suddivisione in comuni e frazioni. Revò e Cloz sono fra gli insediamenti umani più antichi della valle di Non e quindi centri primari di irradiazione colonica. In tempo romano formano due colonie distinte, comprendenti la prima Revò e Cagnò, di fondazione preromana, cui in epoca romana si aggiunge Romallo e Marcena; e successivamente in tempo medievale Tregiovo, Mione, Corte inferiore e Superiore, Mocenigo, Lanza, Placeri e Proves, Comune vicino di lingua tedesca della Provincia di Bolzano.
I primi abitanti di Rumo sono pastori, boscaioli, carbonai che costruiscono dapprima capanne per il lavoro stagionale e poi case stabili. Si aggiungono successivamente scavatori di miniere, le cui decine di cunicoli si possono vedere ancora in alcuni punti. La migrazione, che dà origine a Rumo, ha quindi come basi l'aumento della popolazione intorno al Mille, il desiderio dei signori di valorizzare le terre con il dissodamento e l'impianto di nuove colture e la promozione dell'attività mineraria. Ma il fattore più importante è la presenza dei torrenti Pescara e Lavazzè come fonte di energia idraulica, supporto per l'attività agricola e di trasformazione alimentare (mulini) ed artigianale piuttosto che dell'attività estrattiva; e questa fonte garantisce la stabilità degli insediamenti.
Dei quattro castelli esistenti in passato soltanto di uno, Castel Placeri, restano delle rovine: degli altri non resta purtroppo alcuna traccia.
Nel 1611 la valle di Rumo ebbe la solenne approvazione della carta di regola: il comune di Rumo è però certificato già nel 1309 ed ebbe una sua prima carta nel 1364, che però non viene mai ricordata nei documenti conservati.
Nei secoli del declino del Principato Vescovile, il Comune seguì il destino delle comunità inquadrate nello stesso contesto, ivi compresi i periodi dei governi provvisori austriaci e francesi ed il passaggio alla Baviera. La chiusura delle miniere, antica fonte di ricchezza, avvenuta nel corso dell'800, portò ad una lunga fase di emigrazione. Una prima ondata raggiunse le miniere del Nord America negli anni a cavallo dell'800 e del '900. Nel dopoguerra, esattamente nel 1951, partirono da Rumo 7 famiglie e complessivamente 51 persone per la famosa e controversa emigrazione trentina in Cile, mentre negli anni '60 sono state decine le persone emigrate soprattutto in Canada e Svizzera. Alcune di queste famiglie sono successivamente tornate a Rumo, ma è indubbio che il tessuto sociale ed economico ha subito effetti irreversibili e negativi dalla partenza di molte forze giovani.
Come tutto il Trentino, anche Rumo fu soggetto all'Austria fino alla fine della prima Guerra Mondiale, distinto dai limitrofi comuni di Proves e Lauregno. Nel 1928 al Comune di Rumo furono aggregati i Comuni di Lauregno e Proves. Dopo la conclusione della 2^ Guerra mondiale, questi 2 Comuni furono staccati dalla Provincia di Trento e aggregati alla provincia di Bolzano.
Nella frazione di Marcena è presente la Chiesa di San Paolo (vedi prima tranche di foto) che risale al XV secolo ed è conosciuta soprattutto per la bellezza delle pitture esistenti all'interno e per la presenza di un organo, perfettamente funzionante, che risale al 1763. Nella piazza di Marcena campeggia un bellissimo affresco raffigurante San Giorgio, restaurato da pochi anni e risalente al XV secolo.
Di nuovo in cammino
Ancora in cammino, al ritmo religioso dei lenti passi, accarezzando la storia degli umili ed ammirando translucidi riflessi.
Cagnò
E via di nuovo verso lacustri visioni e .... pranzi tra i meleti di Romallo.
Affacciato sulla piazza dell’antico borgo gentilizio di Casez, il castello mantiene l’antico fascino.
Castel Casez, che domina con la sua maestosità gli antichi edifici dell’antico borgo, non ha perso il suo fascino nonostante i pesanti rimaneggiamenti di fine Ottocento. L’edificio ha mantenuto infatti lo stile castellano, che si nota in particolare nella massiccia torre merlata con tetto a spioventi e nella cortina, merlata anch'essa, di cui è rimasta solo una vaga testimonianza. I primi proprietari furono i Bragherio o Bracherio di Coredo, che lo ricevettero in feudo nel XIII secolo, quando era soltanto una torre quadrata su di uno spiazzo. Poi, con i secoli, lo sviluppo fortificato si estese fino a coprire l’intera spianata. Fu residenza dei nobili de Concini e ancora oggi è proprietà privata.
Gli antichi edifici dell’abitato, disposti intorno alla piazza principale, si caratterizzano per l’architettura gotica veneta intrecciata ad elementi tipicamente nordici. Sul lato ovest della piazza sorgono Case Bertoldi e Gerio, abbellite da eleganti portali, bifore di gusto rinascimentale ed affreschi. Poco distante, Casa de Concini, decorata da affreschi con soggetti sacri risalenti al XVIII secolo, e la statua marmorea scolpita nel 1741 e attribuibile a Pietro Antonio Barbacovi di Taio. Scendendo verso la parte bassa del paese si incontra Casa Sarcletti col suo bel portale datato 1526. La chiesetta gotica dedicata a S. Celestino è la preziosa custode di un ciclo affrescato, La Passione di Cristo del 1461, del Maestro Leonardo da Bressanone, lo stesso che operò nel suggestivo chiostro del Duomo di Bressanone.
Castel Casez, che domina con la sua maestosità gli antichi edifici dell’antico borgo, non ha perso il suo fascino nonostante i pesanti rimaneggiamenti di fine Ottocento. L’edificio ha mantenuto infatti lo stile castellano, che si nota in particolare nella massiccia torre merlata con tetto a spioventi e nella cortina, merlata anch'essa, di cui è rimasta solo una vaga testimonianza. I primi proprietari furono i Bragherio o Bracherio di Coredo, che lo ricevettero in feudo nel XIII secolo, quando era soltanto una torre quadrata su di uno spiazzo. Poi, con i secoli, lo sviluppo fortificato si estese fino a coprire l’intera spianata. Fu residenza dei nobili de Concini e ancora oggi è proprietà privata.
Gli antichi edifici dell’abitato, disposti intorno alla piazza principale, si caratterizzano per l’architettura gotica veneta intrecciata ad elementi tipicamente nordici. Sul lato ovest della piazza sorgono Case Bertoldi e Gerio, abbellite da eleganti portali, bifore di gusto rinascimentale ed affreschi. Poco distante, Casa de Concini, decorata da affreschi con soggetti sacri risalenti al XVIII secolo, e la statua marmorea scolpita nel 1741 e attribuibile a Pietro Antonio Barbacovi di Taio. Scendendo verso la parte bassa del paese si incontra Casa Sarcletti col suo bel portale datato 1526. La chiesetta gotica dedicata a S. Celestino è la preziosa custode di un ciclo affrescato, La Passione di Cristo del 1461, del Maestro Leonardo da Bressanone, lo stesso che operò nel suggestivo chiostro del Duomo di Bressanone.
E di nuovo a versar sudore verso l'ultima meta, il Santuario di S.Romedio
La mostra al Santuario, gli ex voto più significativi e la storia di San Romedio
Tornando alle quotidiane fatiche....
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