Le prime tracce di civiltà nel comune di Isera risalgono a un'epoca molto remota, infatti, la località "Corsi di Isera" situata tra l'omonimo abitato e quello di Ravazzone di Mori, è circondata da numerose colline di origine vulcanica che a più riprese sono state interessate da ritrovamenti archeologici. L'archeologo Paolo Rossi e in seguito nel 1970 l'inglese Bearfield, grazie ai loro ritrovamenti, collocarono questa stazione in epoca Neolitica. Data la conformazione geografica del territorio, si può inoltre dedurre che il terreno fosse paludoso e inabitabile causa le frequenti inondazioni del fiume Adige, che in quell'epoca doveva avere una portata molto maggiore; si può stabilire quindi, che le piccole comunità insediativi si dedicassero alla pesca e al commercio con le altre comunità stanziate lungo la valle, ciò è testimoniato da ritrovamenti quali selci lavorate tramite scheggiatura che hanno forma di punte di lancia, seghetti ed arpioni. Il periodo romano è presente negli scavi della Villa Romana (sotto). Del Medioevo poche testimonianze se si escludono i pochi ruderi di Castel Pradaglia (sotto), presso la frazione Cornalè, proprio sopra il corso dell’Adige.
La valle dell'Adige dopo un periodo di tranquillità e pacifica convivenza fu interessata nel 1703 dall'invasione francese in seguito alla guerra di Successione spagnola il cui regno si espandeva fino alla Sardegna, a Napoli, alla Sicilia, al Milanese e ai Paesi Bassi. Il generale francese Vendôme, tristemente noto in tutto il Trentino, impose al massaro di Isera, uno dei signori Ravagni, la consegna di un enorme quantità di denaro entro poche ore pena la completa distruzione del paese. Il Ravagni allora chiamò a raccolta il paese ed espose le intimidazioni del Vendôme. Di comune accordo con la popolazione venne deciso di fuggire attraverso i boschi circostanti nel tentativo di salvarsi ma ben consapevoli del fatto che al loro ritorno non avrebbero trovato altro che un cumulo di macerie. Isera fu naturalmente ricostruita e pare che il vecchio centro storico abbia mantenuto da allora la stessa volumetria. Dopo questo grande avvenimento la vita ritornò a scorrere serena e i cittadini ripresero a dedicarsi alle attività manuali ed all'agricoltura fino allo scoppio della prima Guerra Mondiale. Dopo il 20 maggio 1915 i soldati austriaci rastrellarono la zona e arrestarono le persone politicamente sospette che furono rinchiuse nel campo di concentramento di Katzenau. La sera del 26 maggio la popolazione di Isera e dei comuni limitrofi venne avvisata della possibilità di un eventuale evacuazione e poco dopo arrivò effettivamente l'ordine del comando militare. Molti pensavano che l'esilio sarebbe durato una quindicina di giorni ma il ritorno ci fu, e non per tutti, solo nel 1919. normale. Dopo il ritiro della Russia nel 1917 l'Austria concentrò tutto il suo potere bellico sul fronte italiano avendo inizialmente la meglio. L'esercito italiano, con la forza della disperazione si arrestò sul Piave e respinse gli austriaci, costringendoli a una confusa ritirata verso Nord. Durante la notte del 3 novembre le truppe italiane occuparono Rovereto e quando un drappello arrivò a Patone i pochi cittadini presenti si lanciarono verso di loro con grida di gioia ed entusiasmo. Tutto passa e così finì anche la guerra ma il paese si ritrovò in ginocchio, le strade ricoperte di detriti e le poche case rimaste, a rischio crollo. Il campanile, miracolosamente salvatosi, era privo delle campane che erano servite per i cannoni e l'archivio parrocchiale era stato distrutto. Il dottor Rigotti, che per la sua professione fu costretto dall’Austria a rimanere in paese, riuscì a descrivere nelle sue memorie le peripezie del territorio. Riuscì altresì a nascondere circa 80,000 corone che servirono come punto di partenza per la ricostruzione. A tutt’oggi Isera è soprattutto un centro vitivinicolo famoso per l'eccellenza dei suoi vini. Antico illustre villaggio situato su di un terrazzo a una sessantina di metri dal livello dell'Adige, gode di un clima particolarmente mite. Molte le varietà dei suoi vini anche se il “principe” della zona rimane il Marzemino di Iséra, che deriva il suo famoso aroma dai terreni basaltici della zona, sarebbe il vino che si mesceva alle mense imperiali di Roma. L'"eccellente Marzemino" è invocato da Don Giovanni nell'omonima opera di A.W. Mozart, atto II, scena XIII, ("Versa il vino Leporino...Eccellente Marzemino/ Questo pezzo di fagiano/ Piano piano vò inghiottir"). Perno del paese è la piazza S. Vincenzo, con la chiesa di S. Vincenzo e i palazzi barocchi, tra cui il Palazzo Fedrigotti, già Lichtenstein, ora sede comunale, con lo scalone adornato da statue marmoree e da allegorie delle quattro stagioni, stufe stile impero e un bel parco con piante esotiche.
Anche il Palazzo Frisighelli (poi Costa de Probizer) è artisticamente notevole e mostra verso il parco un doppio loggiato. Nella piazza si trova anche una bella fontana ottagona di pietra.
La Villa Romana d'Isera è un monumento unico nel suo genere in tutto il Trentino-Alto Adige per antichità dell'impianto, ricchezza e qualità della decorazione architettonica, abbondanza e varietà dei reperti.
La valle dell'Adige dopo un periodo di tranquillità e pacifica convivenza fu interessata nel 1703 dall'invasione francese in seguito alla guerra di Successione spagnola il cui regno si espandeva fino alla Sardegna, a Napoli, alla Sicilia, al Milanese e ai Paesi Bassi. Il generale francese Vendôme, tristemente noto in tutto il Trentino, impose al massaro di Isera, uno dei signori Ravagni, la consegna di un enorme quantità di denaro entro poche ore pena la completa distruzione del paese. Il Ravagni allora chiamò a raccolta il paese ed espose le intimidazioni del Vendôme. Di comune accordo con la popolazione venne deciso di fuggire attraverso i boschi circostanti nel tentativo di salvarsi ma ben consapevoli del fatto che al loro ritorno non avrebbero trovato altro che un cumulo di macerie. Isera fu naturalmente ricostruita e pare che il vecchio centro storico abbia mantenuto da allora la stessa volumetria. Dopo questo grande avvenimento la vita ritornò a scorrere serena e i cittadini ripresero a dedicarsi alle attività manuali ed all'agricoltura fino allo scoppio della prima Guerra Mondiale. Dopo il 20 maggio 1915 i soldati austriaci rastrellarono la zona e arrestarono le persone politicamente sospette che furono rinchiuse nel campo di concentramento di Katzenau. La sera del 26 maggio la popolazione di Isera e dei comuni limitrofi venne avvisata della possibilità di un eventuale evacuazione e poco dopo arrivò effettivamente l'ordine del comando militare. Molti pensavano che l'esilio sarebbe durato una quindicina di giorni ma il ritorno ci fu, e non per tutti, solo nel 1919. normale. Dopo il ritiro della Russia nel 1917 l'Austria concentrò tutto il suo potere bellico sul fronte italiano avendo inizialmente la meglio. L'esercito italiano, con la forza della disperazione si arrestò sul Piave e respinse gli austriaci, costringendoli a una confusa ritirata verso Nord. Durante la notte del 3 novembre le truppe italiane occuparono Rovereto e quando un drappello arrivò a Patone i pochi cittadini presenti si lanciarono verso di loro con grida di gioia ed entusiasmo. Tutto passa e così finì anche la guerra ma il paese si ritrovò in ginocchio, le strade ricoperte di detriti e le poche case rimaste, a rischio crollo. Il campanile, miracolosamente salvatosi, era privo delle campane che erano servite per i cannoni e l'archivio parrocchiale era stato distrutto. Il dottor Rigotti, che per la sua professione fu costretto dall’Austria a rimanere in paese, riuscì a descrivere nelle sue memorie le peripezie del territorio. Riuscì altresì a nascondere circa 80,000 corone che servirono come punto di partenza per la ricostruzione. A tutt’oggi Isera è soprattutto un centro vitivinicolo famoso per l'eccellenza dei suoi vini. Antico illustre villaggio situato su di un terrazzo a una sessantina di metri dal livello dell'Adige, gode di un clima particolarmente mite. Molte le varietà dei suoi vini anche se il “principe” della zona rimane il Marzemino di Iséra, che deriva il suo famoso aroma dai terreni basaltici della zona, sarebbe il vino che si mesceva alle mense imperiali di Roma. L'"eccellente Marzemino" è invocato da Don Giovanni nell'omonima opera di A.W. Mozart, atto II, scena XIII, ("Versa il vino Leporino...Eccellente Marzemino/ Questo pezzo di fagiano/ Piano piano vò inghiottir"). Perno del paese è la piazza S. Vincenzo, con la chiesa di S. Vincenzo e i palazzi barocchi, tra cui il Palazzo Fedrigotti, già Lichtenstein, ora sede comunale, con lo scalone adornato da statue marmoree e da allegorie delle quattro stagioni, stufe stile impero e un bel parco con piante esotiche.
Anche il Palazzo Frisighelli (poi Costa de Probizer) è artisticamente notevole e mostra verso il parco un doppio loggiato. Nella piazza si trova anche una bella fontana ottagona di pietra.
La Villa Romana d'Isera è un monumento unico nel suo genere in tutto il Trentino-Alto Adige per antichità dell'impianto, ricchezza e qualità della decorazione architettonica, abbondanza e varietà dei reperti.