Un itinerario nel cuore della Lessinia centrale. Passeremo anche in parte del percorso del sentiero dei Due Santuari giungendo a Vallene, splendida contrada originale della Lessinia, in cui visiteremo una chiesetta piena di reperti antichi. Faremo quindi la sosta pranzo a Cescatto di Sant'Anna d'Alfaedo e chiuderemo quindi l'anello transitando per il Vajo dei Falconi.
CARATTERISTICHE: DISLIVELLO: 700m
DIFFICOLTA': media
DISTANZA: 17km
DURATA: 6 ore
CARATTERISTICHE: DISLIVELLO: 700m
DIFFICOLTA': media
DISTANZA: 17km
DURATA: 6 ore
ERBEZZO
Erbezzo è un comune dell'alta Valpantena, sulla dorsale a cavallo tra il vajo dell'Anguilla e quello dei Falconi, collocandosi a 1118 metri d'altitudine è il più alto comune della provincia di Verona. Lo si può raggiungere percorrendo
la SP6 "dei Lessini", lunga circa 40 km, arrivando fino a Stallavena (comune di Grezzana) e poi svoltando a sinistra, in direzione di Lugo di Valpantena. Avanti per 11 km si raggiunge l'abitato di Erbezzo, attraversando le località di Corso e Cappella Fasani. Confina con la Provincia di Trento (comune di Ala).
Erbezzo è antico comune cimbro. Fu popolato nel XIII secolo con un accordo del 1287, il vescovo di Verona, Bartolomeo della Scala, chiamò dalla vicina Baviera dei coloni boscaioli tzimberer per disboscare le zone montane della Lessinia veronese di sua proprietà. Offrì loro la possibilità di costruirsi un dimora fissa sull'impegno di disboscare una parte assegnata di territorio. Questi tzimberer costituirono poi delle comunità più ampie, dette contrade, che diedero poi luogo alla formazioni di 13 comuni diversi sparsi nel territorio. Questi comuni godettero di particolari privilegi tanto nel XIV
secolo sotto la signoria scaligera quanto successivamente sotto Venezia. L'etimo deriva sembra da un deverbale di "erbezare", cioè "verdeggiare come erba".
la SP6 "dei Lessini", lunga circa 40 km, arrivando fino a Stallavena (comune di Grezzana) e poi svoltando a sinistra, in direzione di Lugo di Valpantena. Avanti per 11 km si raggiunge l'abitato di Erbezzo, attraversando le località di Corso e Cappella Fasani. Confina con la Provincia di Trento (comune di Ala).
Erbezzo è antico comune cimbro. Fu popolato nel XIII secolo con un accordo del 1287, il vescovo di Verona, Bartolomeo della Scala, chiamò dalla vicina Baviera dei coloni boscaioli tzimberer per disboscare le zone montane della Lessinia veronese di sua proprietà. Offrì loro la possibilità di costruirsi un dimora fissa sull'impegno di disboscare una parte assegnata di territorio. Questi tzimberer costituirono poi delle comunità più ampie, dette contrade, che diedero poi luogo alla formazioni di 13 comuni diversi sparsi nel territorio. Questi comuni godettero di particolari privilegi tanto nel XIV
secolo sotto la signoria scaligera quanto successivamente sotto Venezia. L'etimo deriva sembra da un deverbale di "erbezare", cioè "verdeggiare come erba".
Stupendo ponte naturale qui sopra, di cui purtroppo non ricordo il nome
I discendenti dei nobili originari di Vallene brindano ai loro avi
Domenica è andato in scena il sesto incontro con cadenza biennale, dei discendenti dal doppio cognome Benedetti Vallenari, originari di Vallene, località di Sant'Anna d'Alfaedo a 1070 metri d’altezza, alle pendici del Corno Mozzo che la ripara dai venti di tramontana (si dice che sia la prima località in cui, a primavera, arrivano le rondini). Curiosa la nascita del doppio cognome originatosi a partire dalla metà del '700 dal connubio di un Benedetti di Ronconi con una Vallenari di Vallene, l'uno e l'altra appartenenti a facoltose famiglie. Ne scaturì una numerosa e nobile discendenza con stemma araldico raffigurante due monti che sovrastano la località (il Corno Mozzo e il Corno d'Aquilio), con al centro un leone, simbolo di potenza e l'aquila asburgica, simbolo del dominio dell'epoca. I Benedetti Vallenari, che, in tempi duri, hanno fatto le valige emigrando nell'alta Italia, ma anche all'estero e in particolare nelle Americhe, soprattutto in Argentina (questi incontri hanno riacceso i contatti), sono proprietari della chiesetta della contrada dedicata a Santa Maria Assunta o delle Grazie, fatta costruire nel 1665 da uno di loro, don Sebastiano Vallenari, che fu parroco di Sant'Anna dal 1663 a 1669 (foto sopra). Da un ramo della famiglia, uscì anche un avvocato, un certo Bernardo.
È grazie a uno di loro, Lorenzo, Renzo per gli amici, ora di Povegliano, da cui è partita l'iniziativa, che i discendenti di questa casata di antico lignaggio, si sono ritrovati al «Grappolo d'Oro» di Gargagnago (Sant'Ambrogio di Valpolicella), ristorante gestito, guarda caso, dalle sorelle Mirella, Reginella e Vilma Benedetti Vallenari. Giacomina Marconi, una di loro (la mamma era una Benedetti Vallenari, alla quale l'ha dedicata), ha scritto per l'occasione una commovente poesia in quel dialetto che si parlava sotto il Corno d'Aquilio e il Corno Mozzo, dal titolo: «Nostalgia de 'na contrà», leggi Vallene di cui sono originari tutti i Benedetti Vallenari sparsi per il mondo. Dal prossimo anno, l'incontro diventerà annuale e sarà ad una data fissa. La proposta, subito accolta, è stata salutata dagli applausi dei commensali.
Domenica è andato in scena il sesto incontro con cadenza biennale, dei discendenti dal doppio cognome Benedetti Vallenari, originari di Vallene, località di Sant'Anna d'Alfaedo a 1070 metri d’altezza, alle pendici del Corno Mozzo che la ripara dai venti di tramontana (si dice che sia la prima località in cui, a primavera, arrivano le rondini). Curiosa la nascita del doppio cognome originatosi a partire dalla metà del '700 dal connubio di un Benedetti di Ronconi con una Vallenari di Vallene, l'uno e l'altra appartenenti a facoltose famiglie. Ne scaturì una numerosa e nobile discendenza con stemma araldico raffigurante due monti che sovrastano la località (il Corno Mozzo e il Corno d'Aquilio), con al centro un leone, simbolo di potenza e l'aquila asburgica, simbolo del dominio dell'epoca. I Benedetti Vallenari, che, in tempi duri, hanno fatto le valige emigrando nell'alta Italia, ma anche all'estero e in particolare nelle Americhe, soprattutto in Argentina (questi incontri hanno riacceso i contatti), sono proprietari della chiesetta della contrada dedicata a Santa Maria Assunta o delle Grazie, fatta costruire nel 1665 da uno di loro, don Sebastiano Vallenari, che fu parroco di Sant'Anna dal 1663 a 1669 (foto sopra). Da un ramo della famiglia, uscì anche un avvocato, un certo Bernardo.
È grazie a uno di loro, Lorenzo, Renzo per gli amici, ora di Povegliano, da cui è partita l'iniziativa, che i discendenti di questa casata di antico lignaggio, si sono ritrovati al «Grappolo d'Oro» di Gargagnago (Sant'Ambrogio di Valpolicella), ristorante gestito, guarda caso, dalle sorelle Mirella, Reginella e Vilma Benedetti Vallenari. Giacomina Marconi, una di loro (la mamma era una Benedetti Vallenari, alla quale l'ha dedicata), ha scritto per l'occasione una commovente poesia in quel dialetto che si parlava sotto il Corno d'Aquilio e il Corno Mozzo, dal titolo: «Nostalgia de 'na contrà», leggi Vallene di cui sono originari tutti i Benedetti Vallenari sparsi per il mondo. Dal prossimo anno, l'incontro diventerà annuale e sarà ad una data fissa. La proposta, subito accolta, è stata salutata dagli applausi dei commensali.